Scopo del documentario è interpretare e dare un volto ai tanti dati, ai tanti articoli, ai tanti libri che escono ogni giorno sul precariato. Vuole documentare se e come i primi articoli della Costituzione siano stati messi in pratica nell’Italia del 2008. Non solo, vuole anche rappresentare un tentativo sui generis di riallacciare un dialogo tra i giovani e le istituzioni, dialogo che da qualche anno a questa parte sembra più che mai compromesso.
Caro Parlamento è stato prodotto con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per il Cinema.
venerdì 24 ottobre 2008
lunedì 20 ottobre 2008
vi allego il testo che Ligabue mi ha fatto avere tramite il suo manager Claudio Maioli. si tratta di sue considerazioni sulla Costituzione. gli ho chiesto di scrivermi due righe perché mi sono reso conto che musicisti registi e intellettuali in genere (secondo me pure i pittori ormai) si sitrovano a pensare alla Costituzione in termini particolarmente simili. Ligabue parla di libro dei sogni. io di libro delle favole meravigliose. non è un caso... ecco qui il suo testo scritto apposta per noi:
La nostra Costituzione è entrata in vigore il primo gennaio del ’48.
Essendo stata scritta nel primo dopoguerra riflette pienamente l’idea di Stato (e di come si sarebbero dovuti regolare i suoi rapporti con i cittadini e quelli fra i cittadini stessi) figlia di un grande entusiasmo.
Alle spalle gli orrori dei conflitti e di fronte le possibilità che venivano dalla ricostruzione.
Tuttavia non è nata come una “Carta dell’ottimismo”, è semplicemente piena di buon senso.
Cosa sia successo in questi sessant’anni da trasformarla da Carta che regola i diritti e i doveri dei cittadini (ma anche quelli dello Stato nei loro confronti) in una specie di “Carta dei sogni”, credo sia storia lunghissima per occuparsene in queste poche righe.
Provate, però, a rileggere attentamente anche solo i suoi primi undici articoli.
Notate come sia bello quel progetto.
Non c’è neanche bisogno di dire quanto sia lontana la sua effettiva applicazione.
Luciano Ligabue
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mercoledì 15 ottobre 2008
martedì 14 ottobre 2008
Caro Parlamento a ''Cinema &/è lavoro'' aTerni
Indubbiamente, il Festival Cinematografico dell'Umbria è una rassegna unica nel suo genere. Infatti, dal 14 al 18 ottobre sarà un succedersi di proiezioni, anteprime, manifestazioni e dibattiti che avranno come filo conduttore la realtà lavorativa e sociale.
L'impegno di "Cinema &/è lavoro", a parere della RdB-CUB, è quello di interrogarsi ed offrire motivi di riflessione sul "come" viene raccontato e comunicato il lavoro nel 2008.
Il Regista Giacomo Faenza, con pochissimi mezzi (economici e tecnologici), ha voluto raccontare cosa pensano i giovani del lavoro, della Costituzione e delle Istituzioni. "Caro Parlamento" è un vero e proprio "pugno sullo stomaco", presentato sotto forma di favole (gli articoli della Costituzione che parlano di lavoro) e mette a nudo le difficoltà lavorative, sociali e culturali dei giovani di oggi.
Fonte: Spoleto OnLine
I GIOVANI E "CARO PARLAMENTO" - Protagonisti della giornata del 15 ottobre le giovani generazioni ed il loro rapporto con il lavoro e quindi con il futuro. Ma anche con i sogni e con la Costituzione della Repubblica, fondata sul lavoro. Senza giudicare ma con la radicale scelta di lasciar soltanto parlare, Giacomo Faenza in "Caro Parlamento", che il festival presenta in anteprima assoluta, pone queste domande a 158 giovani di tutta Italia, lavoratori o disoccupati che raccontano con intelligenza, ironia e disincanto storie di ordinario precariato e la quotidiana percezione della lontananza dalla classe dirigente del nostro Paese. Alcuni di questi ragazzi saranno i protagonisti della serata di mercoledì 15 ottobre, alle ore 21.15, presso il Cinema Fedora in un'ideale prosecuzione del film con l'aiuto di una grande giornalista, Ludina Barzini, e, come in una sorta di controcanto, con il commento delle parole e delle canzoni sul precariato di Roberto Freak Antoni, mitico leader degli Skiantos.
Fonte: TuttOggi.info
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domenica 12 ottobre 2008
LA LETTERA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO
Il Consigliere del Presidente della Repubblica per la Stampa e l'Informazione
Gentile dottor Faenza,
il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha ricevuto la Sua cortese lettera con il dvd del documentario "Caro Parlamento" e mi incarica di rappresentarLe l'apprezzamento per una iniziativa che, attraverso significative testimonianze, pone in rilievo il problema del precariato in Italia.
Come Lei stesso ha avuto modo di rilevare, il Capo dello Stato ha più volte invitato a considerare la Costituzione come un testo non soltanto "da imparare a memoria o da ripetere o a cui rendere omaggio a fior di labbra", ma come "un riferimento per la nostra azione quotidiana, per i nostri comportamenti concreti. I primcipi della Costituzione, di cui talvolta si parla come se fossero soltanto formule astratte, in realtà dettano comportamenti e dovrebbero essere seguiti da comportamenti concreti." Il Presidente Napolitano ha altresì sollecitato, in più occasioni, che si conosca e si studi il testo della Costituzione "facendone cogliere le virtualità e gli stimoli critici".
E' con questo spirito che il Presidente Napolitano rivolge a Lei e a quanti hanno permesso la realizzazione del documentario i più sentiti saluti augurali, a cui associo con piacere i miei personali.
Cordialmente,Pasquale Cascella
che ve ne pare? non è stupendo? abbiamo il bollino... verde bianco rosso! ora ovviamente ho portato il documentario anche al Presidente della Camera dei deputati on. Gianfranco Fini. gli ho chiesto di fare una proiezione di "caro parlamento" al parlamento. tra qualche settimana spero di potervi dare (buone) notizie in proposito.
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martedì 7 ottobre 2008
LA COSTITUZIONE, CHE BELLA FAVOLA L'ITALIA MESSA A NUDO DA 158 PRECARI
di FABIO FERZETTI
(Il Messaggero, 7 ottobre 2008)
Potrebbe sembrare una trovata sarcastica o poco più. Invece Caro Parlamento (e altre Favole Meravigliose), l'ipnotico documentario girato da Giacomo Faenza mettendo 158 precari fra i 20 e i 40 anni delle più diverse estrazioni sociali e professionali a confronto con gli articoli dela Costituzione dedicati al lavoro, suscita un groviglio di sentimenti inattesi. Dei 158 testimoni non sapremo nulla se non quanto rivelano voci, sguardi, volti, tormenti, ironie, che bucano lo schermo come le scene di vita scolastica dello straordinario film di Laurent Cantet in uscita fra pochi giorni, La classe.
Solo che qui non c'è messa in scena, non c'è racconto, non c'è spettacolo. Solo 158 facce in primo piano, 158 monologhi che per quasi un'ora smantellano gli auspici e i dettami più sacrosanti della nostra Costituzione parlando contro uno sfondo sempre anonimo e colorato. Un "non luogo", come il limbo professionale e generazionale in cui galleggiano i protagonisti.
A colpire non sono tanto gli argomenti, che ormai purtroppo conosciamo bene (carovita, frustrazione economica e identitaria, ricatti continui, zero contributi, nessun aiuto per le donne, tantomeno le madri); né il disprezzo a 360 gradi per la classe politica espresso da quasi tutti gli intervistati ("una massa di vecchi intenti a proteggere se stessi... un mondo a parte... incapaci di capire i nostri problemi..."). Nossignori, a mettere ko è il contrasto fra le voci educate, i concetti articolati, i discorsi tutt'altro che peregrini o semplicemente emotivi, e le condizioni di vita in cui si trovano questi giovani istruiti, pacati, consapevoli, ragionevoli. E furibondi.
Speriamo che qualcuno in Parlamento trovi davvero il tempo di vedere il film di Giacomo Faenza, in anteprima al festival di Terni, diretto anche quest'anno da Steve Della Casa. Che zigzagando tra docu e fiction, Europa e Cina, immigrati e incidenti sul lavoro, senza dimenticare i "mestieri" del cinema, ha costruito un cartellone ricchissimo in cui i due film sulla tragedia della Thyssen di Torino (La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti e ThyssenKrupp Blues di Pietro Balla e Monica Repetto) si alternano a documentari agghiaccianti sulla circolazione delle merci (Import/Export) e a temi più lievi ma non meno seri come il mestiere di regista secondo Kitano o i retroscena della serie tv Boris. In una città operaia come Terni, uno dei festival più "necessari" del nutrito panorama nazionale.
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